Il 9 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno identificato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo: il 2019-nCov.

Cosa sono i coronavirus?
I coronavirus sono una famiglia di virus chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie. Sono noti per causare malattie aggressive come la Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS) e la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS), ma anche molto più banali come il classico raffreddore che noi tutti conosciamo.
Il raffreddore comune è una rinofaringite di origine virale (non batterica, gli antibiotici non servono quindi!), solitamente causata da virus della famiglia dei rhinovirus (30-80% dei casi) ma altre volte sono coinvolti coronavirus (10-15%) e Orthomyxoviridae (5-15%).

Quali sono i sintomi più comuni?
Il coronavirus 2019 inizialmente causa sintomi simili ad un’influenza, che comprendono: raffreddore, febbre, tosse secca, spossatezza, mal di gola e difficoltà respiratorie in genere.
In alcuni casi però, la malattia progredisce e dalle prime via aeree raggiunge le strutture più interne dei polmoni, infiammandole e causando polmoniti anche molto gravi.

Come si trasmette l’infezione?
Come gli altri virus del raffreddore comune, si trasmette tipicamente attraverso goccioline presenti nell’aria (aerosol), tramite il contatto diretto con oggetti o secrezioni nasali infette. Purtroppo, i virus possono sopravvivere per un certo periodo nell’ambiente e possono essere raccolti sulle mani delle persone e successivamente portati verso gli occhi o il naso, dove poi l’infezione può realizzarsi. Da sempre i virus circolano in tutto il mondo. Un tempo, però, le malattie arrivavano per mare, oggi invece in aereo, e questo fa sì che si diffondano molto più velocemente.

Come comportarsi?
La prima regola è di lavarsi sempre bene le mani, per almeno 40 secondi con acqua e sapone o con gel disinfettanti alcolici, prima di portarsi le mani alla bocca o al naso e prima di mangiare. A proposito, è sempre bene evitare di mangiare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate ed è consigliabile bere sempre bevande imbottigliate per scongiurare eventuali contaminazioni.
Il contatto ravvicinato va possibilmente evitato con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie, come tosse e starnuti. Nuove normative ministeriali indicano, in via precauzionale, di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro con tutti, per cui vige il divieto di frequentare luoghi affollati e creare assembramenti.
La mascherina ha senso usarla se si sospetta di essere malati, immunodepressi o si assiste a persone malate. Se si deve starnutire o tossire, è d’obbligo usare un fazzoletto o con il gomito flesso. I fazzoletti utilizzati devono essere gettati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso
Se si avvertono sintomi sospetti o si è stati in contatto con persone risultate positive al virus, si può contattare il numero verde nazionale 1500 o ,per Verona, il numero gestito dall’Azienda Sanitaria Locale ULSS9 Scaligera: 800 936 666 o quello regionale 800 462 340: in ogni caso non bisogna recarsi spontaneamente al Pronto Soccorso dove c’è il rischio potenziale di contagiare altre persone.
Per quanto riguarda le superfici, la notizia buona è che i coronavirus sono facili da inattivare. Bastano soluzioni disinfettanti a base di cloro o alcol (> 60%).

Come sta andando la ricerca della cura?
Da gennaio ci sono decine di laboratori nel mondo impegnati e diversi di essi hanno già prototipi in laboratorio: un vaccino che impedisca il contagio sarebbe meglio di qualsiasi cura, ma per questo servirà ancora un periodo di qualche mese, tra trials clinici e sperimentazioni.
Al momento non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento è basato sui sintomi del paziente. La buona notizia è che nel frattempo alcuni farmaci già esistenti potrebbero aiutare a salvare delle vite, e che nuove terapie potrebbero essere sviluppate in meno di sei mesi. Due farmaci per il trattamento dell’HIV – il lopinavir e il ritonavir – sembrerebbero più promettenti: approvati per la somministrazione nell’essere umano, in base ad alcuni test sembrerebbero in grado di ridurre la gravità della patologia e i decessi degli individui contagiati dai coronavirus della Sars o della Mers. I medici di Wuhan, focolaio del coronavirus 2019/2020, hanno già avviato degli studi controllati randomizzati di lopinavir e ritonavir.
Per accelerare poi la ricerca di nuove molecole, potenti supercomputer stanno simulando il comportamento delle proteine che consentono al virus di replicarsi in modo da poter testare virtualmente le molecole farmaceutiche più efficaci a inibire il virus: ogni proteina richiede almeno una settimana di simulazione continua, operazione che con un computer normale richiederebbe almeno quattro mesi. Viste le dimensioni dell’epidemia, si spera quindi di ottenere dei risultati in tempi ragionevolmente brevi per capire se questi farmaci funzionino.

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